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Madonna del sodo Trequanda

CHIESE E MONASTERI

Madonna del sodo

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Madonna del sodo
Trequanda



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L'oratorio dedicato a santa Maria della Neve, fuori dalle mure castellane, all'entrata del borgo, è conosciuto dai trequandini come la chiesa del Sodo.
Il nome, alquanto bizzarro, è dovuto alla povertà delle rendite del passato di questa chiesa, tanto che nessun preposto voleva averne la cura. Esse provenivano da un sodo di terra, un piccolo appezzamento poco produttivo. In un carteggio del 1641 si legge: << Benefizio di piccola rendita, al quale spettava un piccolo appezzamento di terra posto intorno alla Chiesa. Il Benefizio per la sua meschinità non era stato per molto tempo conferito a nessuno, quando il Vescovo, il 23 luglio 1691 lo conferì al chierico Sozzini >>.
Non si trovano notizie certe sulla fondazione della cappella. L’attuale chiesa è frutto di ampliamenti realizzati in epoche diverse. Si notano tre fasi di costruzione: il nucleo che si sviluppa sul presbiterio, risulta il più antico. Esso ospita l'affresco della Madonna col Bambino (XV sec.).
Un primo ampliamento è da ricercarsi dietro il presbiterio e si sviluppa in una sorta di piccolo abside. Nel 1700, infine, raggiunse l'attuale struttura assumendo la forma di una chiesa a croce di Malta, lo testimonierebbe il portone che porta all'interno la data 1773. Il transetto è bipartito dalla parete con l'altare, ad archi a ogiva, poggiati su pilastri cruciformi.
La facciata presenta un ampio portale sovrastato da un occhio; il piccolo campanile a vela sarebbe giunto qui dalla soppressa chiesa di san Cipriano.
E' probabile che la cappella sia sorta come un'edicola, posta com'è su un crocevia; la dedica alla Madonna della Neve fa supporre un'origine votiva databile nel XV secolo, epoca alla quale risale l'affresco sull'altar maggiore. Esso mostra la Madonna in trono che tiene sul ginocchio destro il Bambino Gesù benedicente, con la mano sinistra teneramente attaccata al pollice della mano destra di Maria. Nella parte alta si può leggere: "...NA CELORUM AVE DOMINA AN..." traducibile "REGINA DEI CIELI, SALVE, SIGNORA DEGLI ANGELI". La mancanza di prospettiva è dovuta alla perdita del colore azzurrino del manto della Madonna. Sembra che l'autore si sia sbizzarrito ad imitare le Madonne di fine trecento, caratterizzate dal volto ovale e le mani affusolate. Operazione, questa, non riuscita nel bambino che rivela tratti chiaramente quattrocenteschi. L'ultimo restauro ha portato alla luce un affresco a capanna che fa da cornice alla Madonna in trono, recante quattro figure laterali, due riconoscibili in san Pietro e sant'Andrea, dipinte posteriormente quasi a voler creare una scena unitaria con la "Madonna in maestà" tra i santi.
Il restauro ha riguardato anche l'altare e le pareti interne alla base delle quali è stato ricostruito un falso marmo sul modo di quello antico. Nel piccolo abside sono stati posti degli armadi che contengono parte di arredi sacri appartenenti alla chiesa.

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